Il cibo non era niente di speciale

Il cibo non era niente di speciale
Incontri, e scontri, di 239 scrittori con cibi, bevande e alberghi d'Europa

Avere tra le mani un libro di citazioni è un’occasione meravigliosa: dà la possibilità di leggere o rileggere tanti altri libri che ci sono piaciuti, di sottolineare, fare le orecchie alle pagine, trascrivere le parti che ci hanno colpito di più, vagabondando tra romanzi e racconti, tra lettere e diari, leggende e preghiere, poesie, fiabe e filastrocche. E anche tra libri di cucina e ricettari. Perché Il cibo non era niente di speciale è una scelta di citazioni gastronomico-letterarie. Insomma, una gioia al quadrato: si legge e ci si diverte e in più si mangia e si beve da re, o addirittura da imperatore. Come dice Marco Aurelio, infatti, cibandosi e parlando di cibo si devia “da morte il corso del destino”, una deviazione, o un tentativo di deviazione, che è il senso stesso per cui si scrive e si legge, si mangia e si beve, in fondo si vive. In questa sorprendente raccolta, Laura Grandi e Stefano Tettamanti hanno selezionato, con curiosità e divertimento, le migliori scene che nei libri raffigurano il cibo, dove si mangia e con chi si mangia (ma anche quando non si mangia, se il cibo non c’è o capita che sia disgustoso) servendo al lettore, come fossero spuntini o portate più impegnative, un carrello di citazioni che abbracciano un arco temporale di diversi millenni e un ambito geografico che mette in contatto le tavole e le cucine d’Europa e delle diverse sponde del Mediterraneo. Nella convinzione che parlare di cibo non sia affatto una moda, più o meno interessante, più o meno fastidiosa, di questi nostri tempi multimediali, ma una piacevole attività cui gli uomini fanno ricorso da che mondo è mondo, o almeno da che scrittura è scrittura, dalla Bibbia in giù.