Un messaggio per García

Un messaggio per García
con una nota di Luciano Canfora e un ritratto di Giuseppe Scaraffia

15 febbraio 1898: la corazzata Maine, ancorata al largo dell’Avana, esplode misteriosamente, e le tensioni tra Spagna e Stati Uniti per il controllo di Cuba trovano così modo di sfociare in una guerra.

Nei mesi successivi, il presidente McKinley capisce che l’unico modo per sconfiggere gli spagnoli è allearsi con il generale García, capo del gruppo di ribelli che da tempo lotta per l’indipendenza di Cuba. Occorre prendere subito contatti col generale, nascosto da qualche parte nelle montagne orientali dell’isola. Serve qualcuno che, da solo e in incognito, sbarchi in territorio ostile e rintracci in fretta García, consegnandogli il messaggio del presidente. Una missione pericolosa, forse suicida.

Si fa avanti un ufficiale qualunque, di nome Rowan. Non fa domande, non si lamenta, non indietreggia: prende la lettera e parte per Cuba, tornando giorni dopo con la risposta del generale.

Un messaggio per García, pubblicato l’anno dopo, sfrutta questo episodio per intessere l’apologo dell’uomo che fa bene il suo lavoro, che ha spirito d’iniziativa e non mette in discussione gli ordini ricevuti. Il libretto col tempo è diventato un caso editoriale: ha venduto più di 40 milioni di copie, è stato tradotto in 37 lingue e ancora oggi è utilizzato da motivatori e mental coach nei corsi di formazione aziendali.
Il suo autore, Elbert Hubbard, è un estroso personaggio la cui vita merita di essere raccontata – come fa con gusto Giuseppe Scaraffia in coda a questa edizione.

Ma, ancora più importante, è il Messaggio stesso che va rivalutato: contestando l’idea che il pamphlet celebri il modello della società capitalistica, Luciano Canfora nella sua nota introduttiva rivendica alla sinistra quest’idea di lavoro e di etica del lavoro. Un messaggio per García diventa allora manifesto ideale per questi anni, dove è sempre più difficile tenere a mente che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro.

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