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Il farmacista del ghetto di Cracovia Formato Kindle
Quando in un quartiere periferico di Cracovia viene creato d'autorità il ghetto ebraico, il 3 marzo 1941, Tadeusz Pankiewicz ne diventa suo malgrado un abitante. Pur senza essere ebreo, infatti, gestisce l'unica farmacia del quartiere: contro ogni previsione e contro ogni logica di sopravvivenza, decide di rimanere e di tenere aperta la sua bottega, resistendo ai diversi tentativi di sgombero, agli ordini perentori di chiusura e trasferimento. Rimarrà anche quando il ghetto verrà diviso in due e in gran parte sfollato, quando diventerà sempre più difficile giustificare la necessità della sua presenza. Grazie a questa sua condizione anomala, coinvolto ed estraneo allo stesso tempo, Pankiewicz diventa una figura cardine del ghetto: si fa testimone delle brutalità del nazismo, fedele cronista dei fatti e silenzioso soccorritore, cercando in tutti i modi di salvare la vita e, quando impossibile, almeno la memoria delle migliaia di ebrei del ghetto di Cracovia. Mescolando il rigore della ricostruzione e la delicatezza del ricordo, Tadeusz Pankiewicz ci restituisce la sua versione di questa grande tragedia, raccogliendo le storie di chi ha subito impotente la "soluzione finale" e le storie di chi ha invece provato a reagire: i disperati tentativi di resistenza armata, la ricerca del cianuro di potassio come extrema ratio in caso di cattura, le fughe attraverso le fogne cittadine... Il farmacista del ghetto di Cracovia racconta tutta l'assurdità di un momento storico in cui il capriccio del caso decise il destino di molti, ma anche l'incredibile resilienza degli esseri umani di fronte all'orrore. Come dice un cliente a Pankiewicz: «Dottore, mi dica: come mai ci sono così pochi pazzi in giro dopo tutto quello che la gente ha dovuto sopportare? Possono le cellule grigie del nostro cervello reggere così tanto dolore?».
«Uno sguardo da cronista partecipe su una grande tragedia che si compie in pochi mesi all'interno di un perimetro limitato» - Umberto Gentiloni, la Repubblica
«Tadeus Pankiewicz restituisce la sua versione di questa tragedia, raccogliendo le storie di chi ha subìto impotente la "soluzione finale"» - il Libraio.it
- LinguaItaliano
- EditoreUTET
- Data di pubblicazione12 dicembre 2016
- Dimensioni file2255 KB
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Dettagli prodotto
- ASIN : B01MTSH1M0
- Editore : UTET (12 dicembre 2016)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 2255 KB
- Da testo a voce : Abilitato
- Screen Reader : Supportato
- Miglioramenti tipografici : Abilitato
- Word Wise : Non abilitato
- Memo : Su Kindle Scribe
- Lunghezza stampa : 226 pagine
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 18,372 in Kindle Store (Visualizza i Top 100 nella categoria Kindle Store)
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Il testo è una raccolta di memorie che al momento della sua prima pubblicazione, nel 1947, suscitò scetticismo e la censura delle autorità sovietiche che avevano occupato Cracovia.
Panckievicz, polacco non ebreo, farmacista nel quartiere incluso nel ghetto ebraico istituito nel marzo del 1941, fece di tutto per non trasferirsi nella parte "ariana" della città, sia evidentemente per preservare la sua proprietà che per non lasciare senza medicinali le migliaia di disperati ammassati in condizioni inumane tra fame, freddo, malattie, terrore, incursioni, epurazioni e deportazioni verso il vicino campo di Kraskow-Plaskow fino alla liquidazione finale del marzo del 1943.
Testimone, estraneo e coinvolto, di atrocità inimmaginate, il suo racconto è durissimo, senza enfasi, pieno di umanità; evidenzia la sua necessità di far conoscere gli avvenimenti e di rendere omaggio alle tantissime persone che passarono nella farmacia dove lui e le sue assistenti offrivano cibo, farmaci, tranquillanti e anche vicinanza, rifugio, solidarietà, esponendosi a grandi rischi.
Sono dunque importanti per il mantenimento della memoria gli elenchi di nomi delle persone che conobbe e che scomparvero, le storie di disperata resistenza e di grande dignità nella tragedia ma anche di colpe, collaborazioni, complicità con i nazisti.
Fu nominato "Giusto fra le nazioni" e fa cenno ad altri Giusti che, come lui, non chiusero gli occhi di fronte alla realtà, per esempio imprenditori polacchi che usarono operai ebrei nelle loro fabbriche, salvandone molti, come Oskar Schindler.