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Les Italiens: Sette artisti alla conquista di Parigi Formato Kindle

4,2 su 5 stelle 8 voti

Ci sono periodi storici che, nella memoria collettiva, si legano indissolubilmente a una città. Se il simbolo del Rinascimento è Firenze, degli anni sessanta la swinging London, la Belle Époque per tutti si incarna in Parigi. All'inizio del Novecento è qui che si concentrano gli spiriti più inquieti e creativi del tempo. Tra i suoi boulevard, nei tavoli dei caffè celebri come La Rotonde o La Coupole, nelle gallerie e negli atelier, si possono incrociare Modigliani con l'amata Jeanne, Dalí con il suo formichiere al guinzaglio, Picasso e la sua bande, e ancora Marc Chagall, Max Jacob, Jean Cocteau... Sono anni febbrili, ogni giorno alla Gare de Lyon sbarcano decine di giovani artisti bohémien pieni di ambizioni. Tra questi c'è un gruppo di italiani destinato a lasciare un segno nella storia dell'arte. Giorgio de Chirico e suo fratello Alberto Savinio arrivano a Parigi nel 1911, poco dopo saranno raggiunti da Mario Tozzi, René Paresce, Massimo Campigli e Filippo De Pisis. Gino Severini si è già trasferito da qualche anno. Sette artisti "metechi", come li chiamano con disprezzo i francesi. Les Italiens nel 1928 si riuniscono intorno a Tozzi per la prima grande mostra collettiva del gruppo suscitando l'ammirazione dei colleghi e le critiche indispettite dei detrattori. Già da qualche tempo, l'"accademia" francese guarda con sospetto tutti questi artisti stranieri che stanno rubando la scena ai francesi. L'esplosione dei nazionalismi tra le due guerre destabilizza ulteriormente la posizione degli italiani a Parigi, e presto sono costretti a lasciare la città. La "festa mobile", nella celebre definizione di Hemingway, è terminata, lo spirito del tempo sembra pronto ad abbandonare Parigi. Rachele Ferrario dipinge un vivace quadro di quegli anni folli e racconta, con rigore e leggerezza, l'affascinante parabola degli Italiens de Paris, protagonisti e testimoni di una delle stagioni più entusiasmanti dell'arte mondiale.

«Si lanciarono a passo di danza nelle più scatenate
sales de bal, si estenuarono in discussioni nelle brasseries. Scrissero per passione e per mestiere, ma soprattutto dipinsero» - "il Venerdì di Repubblica"
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Dettagli prodotto

  • ASIN ‏ : ‎ B0777JWL7H
  • Editore ‏ : ‎ UTET
  • Accessibilità ‏ : ‎ Scopri di più
  • Data di pubblicazione ‏ : ‎ 14 novembre 2017
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Dimensioni file ‏ : ‎ 14.2 MB
  • Screen Reader ‏ : ‎ Supportato
  • Miglioramenti tipografici ‏ : ‎ Abilitato
  • Word Wise ‏ : ‎ Non abilitato
  • Lunghezza stampa ‏ : ‎ 203 pagine
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8851156633
  • Scorri Pagina ‏ : ‎ Abilitato
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    4,2 su 5 stelle 8 voti

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Ciò che mancava in libreria.
5 stelle su 5
Ciò che mancava in libreria.
Ciò che effettivamente mancava in libreria. Un libro che racchiudesse l’operato italiano in Francia negli anni 20/30 del ‘900. Ben scritto e molto carina la copertina. A mio avviso un po’ alto il prezzo ma se avete qualche sconto approfittatene!
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Recensioni migliori da Italia

  • Recensito in Italia il 29 agosto 2024
    Formato: TurtlebackAcquisto verificato
    Rapidità di consegna per mi sono divertito subito a leggerlo
  • Recensito in Italia il 27 febbraio 2018
    Formato: TurtlebackAcquisto verificato
    Sicuramente da leggere prima di visitare la mostra. E comunque si riferisce ad un periodo molto particolare che vale la pena approfondire
  • Recensito in Italia il 20 dicembre 2017
    Formato: Turtleback
    Frivolezze, quante ne volete: se vi interessa sapere di che colore Tizio portava il gilet o com’erano fatte le scarpe di Caio, qui troverete una miniera d’informazioni, messe in fila come in una rivista scandalistica. Il nume dell’Autrice, quella Margherita Sarfatti cui a mio avviso si è recentemente voluta attribuire fin troppa importanza - immagino perché in Italia non abbiamo avuto una Gertrude Stein - appare quasi ad ogni pagina, forse perché è un argomento da lei così ben conosciuto che le è sembrato potesse colmare il vuoto pneumatico che caratterizza queste pagine.
    Di Storia dell’Arte, qui, si parla pochino. I luoghi comuni (artisti che vivono in comunità, sbronze, assenzio e geni squattrinati, Modigliani “bello come un astro”...), invece, sono elemento essenziale della prosa di questa docente di Fenomenologia dell’Arte (pensa un po’...). Prosa che, peraltro, è infarcita di strafalcioni. Un esempio illuminante: per la Professoressa Ferrario il Giardino di Boboli sarebbe dietro gli Uffizi (pag. 36), ma credo che tutti sappiano (e in ogni caso lei dovrebbe saperlo) che per andare dagli uni all’altro bisogna attraversare un fiume. Gli strafalcioni sono anche grammaticali: si parla dei futuristi e si dice che essi “a Milano hanno calcato i palcoscenici d’Italia” (pag. 47). Ma perché non esistono più i bravi correttori di bozze di un tempo? Potrebbero evitare a certi incauti autori gli incidenti di questo genere.
    Libro davvero superficiale, la cui utilità stento a comprendere: certo non è destinato agli addetti ai lavori, ma nemmeno un individuo mediamente colto e interessato all’arte del Novecento troverà in queste pagine informazioni degne d’interesse.
    Una persona l'ha trovato utile
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  • Recensito in Italia il 26 novembre 2017
    Formato: Turtleback
    Ciò che effettivamente mancava in libreria. Un libro che racchiudesse l’operato italiano in Francia negli anni 20/30 del ‘900. Ben scritto e molto carina la copertina. A mio avviso un po’ alto il prezzo ma se avete qualche sconto approfittatene!
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    5,0 su 5 stelle
    Ciò che mancava in libreria.

    Recensito in Italia il 26 novembre 2017
    Ciò che effettivamente mancava in libreria. Un libro che racchiudesse l’operato italiano in Francia negli anni 20/30 del ‘900. Ben scritto e molto carina la copertina. A mio avviso un po’ alto il prezzo ma se avete qualche sconto approfittatene!
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