Recensione di Marina Migliavacca Marazza
Lui (questo è il suo nome) studia a Roma, all’università, per stare lontano dai genitori che gli sembrano opprimenti e medioborghesi. Ma le giornate si trascinano tra studio inconcludente, esami andati male, incontri con presunti amici molto più interessati ai suoi passaggi in macchina che alla sua compagnia. Così Lui si sente sempre più estraneo al mondo, cerca se stesso, l’amore, forse Dio. Soprattutto cerca la luce, perché, come un Dante novello, si aggira dentro una moderna ma non per questo meno inquietante selva oscura: cerca una luce che rimanga accesa anche quando si è sprofondati nel simbolico sonno della coscienza. Come quando, da piccoli, non si sopporta l’idea di restare sdraiati da soli nell’oscurità: «Noi davamo per assodato che la luce fosse spenta, perché ormai era notte, quando normalmente si dorme e tutto è oscuro. Il fatto che sia rimasta accesa per tutte queste ore senza che ce ne accorgessimo mi fa pensare all’esistenza di un’entità silenziosa, come potrebbe essere Dio, un familiare, un amore, un amico, alla cui presenza spesso non facciamo caso, giudicandola scontata, a volte considerandola addirittura un impiccio. E invece quell’entità, quella luce, è lì imperterrita e veglia inesorabile su di noi nonostante le nostre dimenticanze, a dispetto della nostra indifferenza. Essa illumina la nostra vita di persone dormienti.»
Anche Lui, come Dante, ha il bisogno disperato di una salvifica presenza femminile che lo innalzi dallo squallore di una esistenza senza un perché. Chi sarà la giusta Beatrice, per Lui, la «donna gentile» capace di condurlo alla redenzione? Caroline, la studentessa di Strasburgo con la quale il perfetto climax di un’intesa della carne e dello spirito si sublima sulle note di Bach? O Sara, che nasconde nel profondo del cuore un segreto che l’ha segnata per sempre?
Un triangolo particolarissimo, Caroline, Sara e Lui: Inferno, Purgatorio e Paradiso, una faticosa ascesa piena di ostacoli e colpi di scena che troverà un finale emozionante in un libro rivelazione che è molto di più di un Bildungsroman: il viaggio di un’anima smarrita nella quale riconoscersi, raccontato da una scrittura visionaria e intrisa di suggestioni e citazioni. Come diceva Turgenev, «Possibile che l’amore, il santo, devoto amore, non sia onnipotente?»
Certo che no… Leggere per credere.