La lotteria dei geni

La lotteria dei geni
Come il DNA influenza la nostra vita e la società

«La fortuna è cieca», si sente dire spesso. Ed effettivamente non scegliamo in quale parte di mondo nascere, la nostra famiglia o la condizione economica di partenza. Ma non solo: perché alcuni sono portati per la matematica? Perché certe persone sembrano naturalmente votate alla soddisfazione e alla serenità, mentre altre sono di indole sanguigna o malinconica? E ancora, secondo quale logica una persona si ammala e un’altra no, e perché alcuni devono fare presto i conti anche con la propria salute mentale?

Siamo abituati a pensare di essere frutto di una combinazione di caso e fortuna. Ma se non fosse proprio così? Se ciò che ci succede non fosse soltanto un lancio di dadi? I ricercatori come Katryn Paige Harden hanno dimostrato come per definire il successo personale, quel connubio di soddisfazione, posizione sociale e salute fisica, giochi un ruolo fondamentale la genetica.

Non è soltanto una questione di disposizioni materiali e fortuna se chi è soddisfatto del proprio lavoro e ha più denaro gode in media di una salute migliore. Sono i geni, lo dice la scienza.

Perché è vero che siamo plasmati dall’ambiente in cui muoviamo i primi passi come individui, ognuno profondamente diverso dall’altro, ma è anche vero che il DNA è responsabile di gran parte delle nostre differenze, e nei geni bisogna allora cercare anche l’origine ultima delle disuguaglianze.

La lotteria dei geni si muove in equilibrio tra gli aspetti filosofici e scientifici dell’eugenetica, smantellandone le connotazioni più reazionarie, abbattendo le idee di superiorità razziale e proponendo invece un nuovo modello sociale egualitario basato sulla genetica comportamentale.

Tessendo insieme storie personali e prove scientifiche, l’autrice ci mostra come il nostro rifiuto di riconoscere il potere del DNA non faccia altro che perpetuare il mito della meritocrazia. Non è negando l’influenza della genetica che si appianano le disparità, anzi: combinando scienza e politica, è possibile riconoscere e accettare davvero la caleidoscopica diversità che contraddistingue gli essere umani. E solo su queste basi potremo provare a costruire una società più equa e più giusta.

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