Lo psicologo e psicoterapeuta Andrea Sales ha appena pubblicato Ante-Virus — un eBook gratuito, disponibile in tutte le librerie on-line — con cui ci aiuta a mettere a fuoco cosa ci sta accadendo dal punto di vista psicologico davanti alla crisi sanitaria da Coronavirus, attraverso utili strumenti per abbassare i toni, tenere sotto controllo l’ansia, capire come informarci al meglio. Ne anticipiamo qui alcuni estratti.

“Ma come mi devo comportare con questo maledetto virus, dottore?” è la domanda che mi sento fare ininterrottamente dal momento in cui i media hanno iniziato la loro campagna divulgativa sul coronavirus.

“In televisione hanno detto che…” proseguono così le persone inquietate, chiedendomi: “… ma è vero?”.

Facciamo un po’ di chiarezza.

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Voglio spiegare cosa succede, nella nostra testa, quando ci si trova in situazioni di emergenza e di rischio.

Voglio partire con una rassicurazione importante: qualsiasi emozione o stato d’animo voi abbiate provato o stiate vivendo, in merito al coronavirus CoVID-19 che monopolizza da giorni ogni fonte d’informazione e che è entrato prepotentemente nel nostro quotidiano, è inevitabile, sana e ordinaria.

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L’emergenza di questi giorni è qualcosa che è andato ben oltre la più catastrofica immaginazione. E non è successo per il problema in sé, quanto perché è la prima volta nella storia che viviamo una situazione di questo tipo, da quando siamo diventati tutti maggiormente connessi e social citizens.

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Ogni persona decide cosa essere e come esserlo.

E questo significa anche che ogni persona pensa di poter decidere come affrontare l’emergenza coronavirus.

Grosso errore!

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Come tutti i rischi, anche il coronavirus causa implicazioni psicologiche e sociali rilevanti: una delle principali conseguenze è che la “minaccia generalizzata percepita di pericolo” possa andare a danneggiare, o addirittura a distruggere, quelli che sono i fondamentali legami comunitari, gettandoci nello sconforto della solitudine.

Tale percepito di isolamento e di mancanza di supporto di rete sociale attiva istinti primordiali che ci spingono a voler tutelare solo il nostro interesse personale, anche a discapito degli altri.

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Quando non siamo in grado di dare risposte adeguate (per esempio quando ci troviamo a vivere catastrofi, virus e così via), il cervello cerca qualche esperienza passata per trovare soluzioni di adattamento simili. Non trovandole, va in confusione e ci induce a mettere in atto comportamenti primitivi di sopravvivenza.

È tutto inutile: non viviamo più nelle caverne!

Oggi possiamo fare di meglio.

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Non cercate il nemico, l’untore: mai come in questo caso vale il detto “siamo tutti nella stessa barca”. Iniziate semplicemente a remare, salvaguardando i legami di civiltà e responsabilità che contraddistinguono la nostra vita, per come la conosciamo.

Il capro espiatorio non serve a nulla: siate attivi e consapevoli protagonisti delle vostre scelte.

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Il vero virus da debellare sono tutti quegli atteggiamenti che alimentano l’ignoranza e che non educano al rispetto per il lavoro dell’altro.

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In questi giorni abbiamo sperimentato la paura, abbiamo cercato spiegazioni, cause, abbiamo dato pareri, sposato tesi, pur di tenere a bada l’incertezza e il timore di non sapere cosa succede.

Abbiamo fatto scorta come in tempo di guerra, abbiamo accusato l’altro: il cinese, il milanese, il veneto, l’italiano, pur di trovare un colpevole, quando comunque il colpevole non avrebbe portato alla soluzione.

(da Ante-Virus. Come gestire rischi e paure virali, nella società del web di Andrea Sales, De Agostini)