Di cosa parliamo, quando parliamo di felicità? Siamo davvero liberi di costruirci una vita che ci corrisponde, oppure siamo ancora ingabbiati in una rete di aspettative, giudizi e pressioni che ci portano a sentirci cronicamente insoddisfatti? Maurizia Triggiani quella sensazione di frustrazione e soffocamento la conosce bene. Per questo ha deciso di parlare del suo percorso, di come sia arrivata a sentirsi davvero se stessa solo quando ha sradicato gran parte dei cartelli che aveva piantato sulla sua strada: per mostrare che esiste la luce anche fuori dal rassicurante “tunnel” delle scelte obbligate. La laurea nella facoltà “giusta”, il matrimonio con l’uomo “giusto”, un figlio al momento “giusto”, la carriera “giusta”… Invece Maurizia ha scoperto che non esiste un modo giusto di essere, che ciascuno di noi può e deve assumersi la responsabilità di capire chi è veramente, smettendo di inseguire l’idea di come dovrebbe essere nell’immaginario nostro o del mondo che ci circonda. Step by step, con tanta introspezione e non poca fatica, Maurizia ha dato il via alla sua rinascita, sempre al fianco di suo figlio Dario. Ha lasciato il posto fisso per mettersi in proprio, diventando imprenditrice; ha messo fine a un matrimonio sbagliato e ha sposato Marco, l’amore della sua vita, con il quale ha avuto una bambina, Ottavia. Adesso Maurizia affronta tutte le difficoltà che la vita ci pone inevitabilmente di fronte senza lasciarsi scoraggiare, anzi, imparando sempre qualcosa di nuovo, accettando ciò che non si può cambiare ma combattendo contro ciò che deve essere cambiato. Raccontando la sua rinascita, la Disordinaria Maurizia smonta a uno a uno i preconcetti che ci tengono ammanettati alla nostra infelicità e ci invita a spiccare il volo verso la libertà.
«La verità è che non esistono alternative alla ricerca della felicità. Nessuno, credo, può davvero pensare Ah, che bello, voglio una vita di merda: vogliamo stare bene, tutti. E allora continuiamo a marciare, a correre, a rialzarci, a farci aiutare, a trovare trucchi, ad amare e a fare pazzie. Qualsiasi cosa è valida per essere felici. Io ho cambiato tutto quello che potevo cambiare, ho accettato quello che non si poteva cambiare e ho imparato a distinguere una cosa dall’altra. Spegniamo la radio rotta e interrompiamo il brusio di sottofondo dei consigli non richiesti, per urlare: non mi serve il permesso per essere felice!»