Non appena si parla di aggiornare la forma di governo, le posizioni dei partiti si cristallizzano secondo le convenienze e le opportunità del momento, mentre ai cittadini resta oscura la materia del contendere. Così è stato per la riforma del premierato proposta dal governo nel 2024: la maggioranza a favore, l’opposizione contraria, gli italiani in mezzo. E il bello è che non molto tempo fa gli schieramenti erano capovolti: la sinistra promuoveva il premierato (poi addirittura il semipresidenzialismo), mentre le opposizioni nicchiavano. Ma perché è così importante cambiare l’assetto delle nostre istituzioni, tanto che ormai da decenni chiunque vince le elezioni si pone questo problema? Come spiega in questo libro Nicola Drago, imprenditore e presidente di ioCambio, un governo stabile e che funziona è la precondizione per cambiare tutto quello che andrebbe cambiato in Italia: senza un mandato chiaro, una maggioranza stabile, un orizzonte di legislatura, nessun esecutivo è in grado di affrontare e risolvere i problemi che affliggono noi cittadini. È così che si fa non solo nelle aziende (e Drago ha esperienza in prima persona di risanamenti e rinnovamenti), ma anche nella politica di molti paesi (in Francia e non solo) e nelle nostre amministrazioni comunali, con i sindaci eletti direttamente. Invece a livello nazionale abbiamo avuto sessantacinque governi diversi in settantasette anni, e negli ultimi dieci anni ne abbiamo avuti sette. L’ instabilità impedisce di attuare qualsiasi politica di largo respiro e di generare un impatto positivo sulla vita quotidiana dei cittadini (dalla scuola alla sanità, dalla giustizia al lavoro). Ecco perché la discussione sulla modifica della forma di governo non merita di incagliarsi nelle secche di un dibattito radicalizzato dai partiti e quindi sterile. Il premierato, in sé, non è una riforma “di destra”, tanto è vero che, per esempio, fu promossa dalla sinistra al tempo della bicamerale D’Alema. Può invece, se realizzato con equilibrio e spirito democratico, essere il grimaldello per sbloccare il potenziale del Paese, immobile da troppi decenni. La riforma che rende possibili tutte le altre riforme che servono alla nostra economia e alle nostre società.