Nei giorni antichi, agli albori del mondo, erano gli dèi a provvedere al proprio sostentamento, affaticandosi con il canestro, schiavi di un duro lavoro. Ma le loro lamentele giunsero presto alle orecchie del dio Enki, che decise di alleviare le loro pene generando l’uomo, un essere fatto di creta e di spirito divino da assoggettare alla corvée. Così i Sumeri cercarono per primi di spiegare per iscritto l’origine dell’umanità e del mondo, attraverso una narrazione mitologica che consacra le gesta di un pantheon alquanto popolato e che rappresenta oggi la più antica forma di letteratura conosciuta. A fissare per la prima volta la sfera delle idee morali e delle credenze religiose sono la genesi del cosmo e degli stessi dèi a partire dall’eterno Mare primordiale, gli amori incestuosi e la sfrenata ambizione delle divinità minori per il potere, l’origine degli inferi, con le loro leggi ferree, e la creazione dell’uomo, germogliato come una pianta dal pavimento del tempio del dio. È infatti nella mitologia sumerica, nei suoi temi e nei suoi valori, che ha inizio la riflessione dell’uomo sul significato e sullo scopo della propria esistenza sulla Terra. Alcuni oggi credono che i miti altro non siano che allegorie del movimento di corpi celesti o di eventi storici, oppure ancora che gli dèi siano semplicemente l’antropomorfizzazione di forze naturali; certo è che questi testi, messi per iscritto solo attorno al 2000 a.C., costituiscono la più antica traccia della civilizzazione umana, nata nella “mezzaluna fertile” su cui un tempo sorgeva la città di Uruk, lì dove all’alba della nostra civiltà i Sumeri hanno inventato la prima forma di città, di Stato e di scrittura, segnando così l’inizio della Storia.