Stenderò certamente un velo su tutte le spine e sulle pungenti inquietudini che mi derivano dalla situazione della mia famiglia, né voglio farne parola in questa lettera per darle, magari, in pasto a un corriere sconosciuto.
La vita di Marco Tullio Cicerone, il più grande intellettuale e filosofo latino della tarda Repubblica, è scandita da un’incessante produzione di scritti: dialoghi e trattati filosofici sui più svariati argomenti, orazioni, opere di retorica. Nelle aule dei tribunali non aveva rivali, e ancora oggi i suoi scritti incarnano il canone degli studi classici. Ma Cicerone visse in un’epoca difficile. Conobbe tre grandi guerre civili, quella tra Mario e Silla, la congiura di Catilina e infine le tensioni che si crearono a Roma al tempo di Giulio Cesare. Venne esiliato, si vide espropriare i beni da avversari politici, e perse le sue ricchezze e la sua famiglia. Più ancora che i suoi dialoghi e le sue orazioni, sono le lettere che scrisse al suo amico Tito Pomponio Attico tra il 68 e il 44 a.C. a contenere le più affascinanti riflessioni del filosofo sull’attualità, sulla storia e sulla sua vita personale, negli anni che videro il crollo della Repubblica romana e la tormentata e cruenta nascita dell’Impero.
Questo primo volume raccoglie le lettere scritte tra il 68 e il 49 a.C., ovvero negli anni che precedettero il colpo di stato di Giulio Cesare. Cicerone racconta all’amico, che visse per un certo periodo ad Atene (e sempre si tenne lontano dai pubblici uffici), della propria carriera politica, dei propri rapporti con Pompeo, dei segreti e degli scandali dell’aristocrazia romana, ma anche della gioia per la nascita del figlio Marco, e di questioni familiari e finanziarie.
Le Epistole ad Attico ci permettono di conoscere un Cicerone “privato”, straordinariamente moderno nel suo sforzo di essere al tempo stesso marito, padre e uomo politico, in una Roma in bilico tra guerra e pace, tra repubblica, dittatura e monarchia.